Il Sacro Macello di Valtellina by Cesare Cantù

Il Sacro Macello di Valtellina by Cesare Cantù

autore:Cesare Cantù [Cantù, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-21T05:02:23+00:00


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Intanto Giovanni Guicciardi levava a strage i paesi da Ponte in giuè la val Malenco e drizzava i sollevati con forte mano sopra Sondrio, sede del magistrato supremo della valle. Al governatore di colà l’usata moderazione giovò per ottenere che colla famiglia riparasse in patria. Settanta altri, di viva forza apertosi il passo tra gli assassini, fidati nella disperazione, si salvarono per Malenco nell’Engadina, e si sparsero a Zurigo, a Ginevra, a Sangallo. Toltì questi pochi, la plebe, gridando _Viva la fede romana_, saccheggiò le case, e fece orribile guazzo di sangue. Si figuri a cui regge l’animo l’orrore di quel giorno, quando ben cenquaranta furono trucidati, ed un Agostino Tassella, coll’insensata gioja del delitto, come di bellissima prodezza andava trionfante d’averne egli solo _mandati diciotto a casa del diavolo_; e un tal Cagnone si vantava pronto a trafiggere anche Cristo; e la ciurmaglia, stanca ma non satolla, facendo insane gavazze in Campello, gridava: ecco la vendetta del santo arciprete.

A Bartolommeo Porretto di Berbenno fu scritto l’ordine dell’uccisione, ma il buon uomo mostrò la lettera ai Riformati. Qual ebbe merito la sua virtù? Un furibondo Cattaneo trucidò lui e due altri cattolici: esordio alla strage dei calvinisti di colà.

La fama precorsa aveva intanto fatto agio a molti delle squadre inferiori di cansarsi. Ma quando i satelliti, messi alla posta sulle frontiere, ebbero sentore della sommossa, precipitarono a Morbegno per pigliar parte all’impresa _gloriosa_ dei fratelli. Alcuni calvinisti, assicurati di salute sulla pubblica parola, furono richiamati, e poi crudelmente ed iniquamente ammazzati. I predicanti Bortolo Marlianici, G. B. Mallery di Anversa, M. A. Alba furono uccisi. L’Alessio campò con Giorgio Jenatz predicante di Berbenno ed altri. Francesco Carlini frate apostato e predicatore calvinista, fu mandato all’inquisizione, ove abjurò. Paola Beretta, monaca apostata, inviata anch’essa a quel tribunale, resistette, e fu arsa viva.

Andrea Paravicini da Caspano, preso dopo molti giorni, fu messo fra due cataste di legna e minacciato del fuoco se non abjurasse: durando costante, fu arso vivo. E si videro spiriti celesti aleggiargli intorno a raccoglierne lo spirito. Ne’ fu questo il solo prodigio, onde le due parti pretesero che il Cielo ad evidenti segni mostrasse a ciascuna il suo favore.

Ignobili affetti presero il velo della religione, e coll’eterna iracondia del povero contro il ricco, contadini e servi piombarono sui loro padroni, i debitori su cui dovevano, i drudi sui cauti mariti.

Molte donne, ancora e nella florida e nella cadente etaàndarono a fil di spada: Anna Fogaroli, Pierina Paravicini, Caterina Gualteria, Lucrezia Lavizzari scannate: Cristina Ambria, moglie di Vincenzo Bruni, e Maddalena Merli precipitate dal ponte del Boffetto. Ben venti nel solo Sondrio(69). Anna di Liba vicentina di sette lustri con un bambolo alla mammella, perche’ ritrosa a rinnegare la fede che aveva abbracciata col marito Antonello Crotti di Schio, venne in quattro trinciata. Costanzina di Brescia, giovinetta di viva bellezza, era troppo piaciuta ad un giovinastro, che chiestala invano d’amore, covò 46

la vendetta sino a quel giorno quando di sua mano le passò la gola.

Caterina si era ad onta



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